Sta avvenendo in queste ore la demolizione, nella mia Gricignano, di un edificio storico sito in Corso Umberto I, quello adiacente, per intenderci, alla storica falegnameria di Foff. Non è di certo vincolato dalla soprintendenza, no. Non si tratta di un edificio che abbia un particolare valore dal punto di vista architettonico, ma era parte integrante di un paesaggio urbano. Mi chiedo e chiedo a voi, miei concittadini, in particolare voi politici e politicanti: come è possibile che si sia permesso tutto ciò?
Già da qualche tempo vanno avanti lavori per la costruzione di alcuni manufatti in cemento nell'area interna di quello che un tempo fu il cortile del vetusto palazzo in questione. Cortile a cui si accedeva da un arco che già da alcuni mesi è stato abbattuto assieme al muro che ne racchiudeva un parte del perimetro.
Al posto di quello che un tempo fu un grazioso scorcio di "Centro Storico" di Gricignano da qualche anno campeggia uno squallido, informe e dozzinale manufatto in cemento di color giallo nel quale solo la fantasia umana lascia presumere che vi siano stati ricavati alloggi per esseri umani. Ecco quello che ora si osserva: uno squarcio di bruttezza nella grazia di un paesaggio urbano ottocentesco, non pregiato, ma peculiare, caratteristico.
Uno squarcio al cuore vedere i luoghi che ti hanno circondato fin da bambino trasformarsi in paesaggio degli orrori architettonici, in squallido dormitorio di periferia. Di una brutta ed informe periferia.
Non conosco i fatti che hanno portato il comune a concedere l'autorizzazione a stravolgere in maniera così violenta il paesaggio urbano del nostro centro storico, partendo da Piazza Municipio (dove alcuni anni fa feci anche un esposto alla procura di S. Maria, contro l'abbattimento di un'antica abitazione per far posto ad un ampio parcheggio ricadente, guarda il caso, proprio davanti ad un immobile di un assessore dell'amministrazione autrice del progetto, amministrazione sciolta per camorra), passando per via Casolla per finire ora a Corso Umberto I, mi limito a denunciare quello che vedo: uno scempio a cui non potremo più porre rimedio.
Stiamo abbattendo a colpi di machete l'anima di questo territorio, la memoria storica della civiltà dei nostri padri, della civiltà contadina, civiltà che ora soccombe all'ingordigia di chi ha perso l'anima e rincorre i falsi miti di una modernità che si traveste da progresso, ma che semina solo morte e distruzione. Stiamo sputando in faccia ai nostri padri.
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