Sulla strada che da Capua conduce a Caiazzo c'è una diramazione che porta alle piccole città adagiate lungo i pendii dei monti trebulani ( il nome di queste montagne è dovuto all'antica città di Trebula, le cui rovine con mura megalitiche sono ancora osservabili presso Treglia), tra queste vi è un piccolo e malinconico borgo, Prea, frazione della più grande cittadella di Castel di Sasso. In questo piccolo borgo si possono ascoltare i suoni della natura e quello che noi esseri umani usiamo chiamare silenzio, interrotto solo dai rumori di qualche macchina agricola. Una cappa di malinconia domina su questo luogo, lo tiene fermo sull'orlo, per non precipitarlo nel gorgo perfido della modernità incivile.
È evidente che da qui sono scappati quasi tutti. E lo ricorda anche la targa apposta sopra la chiesetta distrutto da un bombardamento del settembre 1943 e ricostruita dai fedeli. Qui si venerava la Sacra Immagine della Vergine di Costantinopoli e ancora oggi la si venera. Costantinopoli è caduta, il piccolo borgo di Prea no, ha resistito ai bombardamenti dell'inferno della seconda guerra mondiale, ora resiste agli urti della società dei consumi. Il futuro della nostra gente, di noi italiani, della nostra Patria, si giocherà in luoghi come questo.
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