venerdì 12 luglio 2024

"La buona battaglia" di Leonid Pljušč

Il caso di Leonid Pljušč, ricercatore russo presso l'istituto di Cibernetica di Mosca, è emblematico del fenomeno della persecuzione di chi crede in Dio ed aspira a farlo conoscere al più gran numero di persone possibili. Ci troviamo negli anni 60, precisamente nel 1968, anno in cui il giovane scienziato viene condannato ai lavori forzati con l'accusa di "agitazione antisovietica e propagana". Tipico di certi regimi, al  termine di processi farsa "certi studiosi", additati di avere un modo di pensare "un pó troppo proteso verso la metafisica", per usare un eufemismo, dando risalto alle innumerevoli prove scentifiche sulla genesi dell'universo (in quegli anni iniziarono a circolare le scoperte scientifiche che ipotizzavano la nascita dell'universo dal nulla, ovvero "creato"), questi venivano di sovente  dichiarati "pazzi", in quanto le teorie sostenute erano in aperto contrasto con l'ideologia materialista alla base del comunismo e del nazionalsocialismo. È la famosa psichiatrizzazione del dissenso di cui si è molto discusso e il cui pericolo ingombe ancora oggi, nonostate molte delle ideologie politiche materialiste siano state dichiarate defunte (perché false), sulle nostre societàcosiddette democratiche. Gli scenziati che hanno pagato un caro prezzo per i loro studi che confermavano la creazione "dal nulla" dell'universo sono stati centinaia, in Unione Sovietica così come nella Germania nazista, dove la messa in discussione di un universo eterno era intollerabile; molti hanno pagato con la vita, tanti sono riusciti a scappare altrove, molti finiti nel tritacarne del potere. Così è stato per il giovane Pljušč: dichiarato "pazzo e bisognoso di cure", viene internato nell'ospedale psichiatrico speciale di Dnipropretrovsk, struttura che ospitava i pazienti psicotici più gravi. Da un giorno all'altro il giovane matematico è rinchiuso con camicia di forza in una stanza con pareti imbottite e costretto a subire frequenti elettroshoc (el forse a tortura con la privazione del sonno). La sua colpa quella di aver organizzato convegni e diffuso le idee scientifiche che provavano una singolarità iniziale dell'universo. Le sue memorie furono raccolte in un libro (Dans le carnavsl de l'Histoire) che scriverà dopo la sua liberazione nel 1976. Eccone una citazione:

"Sotto l'effetto dei neurolettici, non tardai a cadere in uno stato di sordità emotiva e morale, persi la memoria, finendo per balbettare frasi incoerenti. Tiravo avanti solo ripetendomi come fosse una formula magica: non dimenticare nulla di tutto ciò, non arrenderti. Ero pervaso dalla paura di diventare veramente Pazzo".

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