sabato 6 marzo 2021

Cappella del Duca di Acerra a Ponteselice (Ponte Selce), un nuovo documento dall'Archivio di Stato.

 




















Lungo il prolungamento della via Appia che dall'antica Capua (Odierna Santa Maria Capua Vetere) conduce a Napoli, possiamo ammirare i ruderi della cappella rurale di Ponteselice, detta "del Duca di Acerra" o "Fosso del Crocifisso", accanto al canalone dei Regi Lagni. I nomi suggeriscono chiaramente l'appartenenza dei terreni feudali su cui insisteva la chiesetta, ai tempi della sua edificazione, al menzionato duca e la sua ubicazione (Fosso del Crocifisso) nelle immediate vicinanze del letto dell'antico fiume Clanio. Tale corso d'acqua nei secoli successivi è stato oggetto di bonifica e regimentazione a causa del suo corso irregolare il quale provocava continui straripamenti, causando paludi e malsani acquitrini nocivi per le popolazioni e avversi alla "buonotenenza" dei fondi agricoli.

Gli affreschi, si presume, sono stati realizzati intorno al XII secolo, ma dal sito sono stati "staccati", per ordine della sovrintendenza, nel 1974. Nella prima immagine c'è il Cristo Benedicente, che si può ammirare al Museo di S. Martino di Napoli (notizia appresa dal sig. Donato Farro di Capodrise, ex propretario del fondo su cui insiste la chiesetta). I Santi raffigurati si trovano nella Reggia di Caserta, presso il Museo dell'Opera.

In rete ho trovato anche una citazione  della località fatta dallo storico e filosofo Benedetto Croce, il quale, nel suo testo "Saggi sulla letteratura italiana del seicento, in una nota a margine del testo ebbe a scrivere: "Ponteselice è un ponte sul « lagno » tra Napoli e Aversa. Non
si ha notizia che vi fosse un paesello abitato; ma forse vi era un gruppo di case. Il luogo conserva ancora questo nome. Si veda su « Ponte a selice » uno scritto di C. Malpjca, nel Poliorama pittoresco,a. I, voi. Il, p. 186" 

La nota ovviamente riporta un errore, poichè il ponte, così come il lagno, si trovano tra Aversa e Santa Maria Capua Vetere e non tra Napoli e Aversa. Ma in ogni caso ci restituisce delle informazioni preziose per poter ulteriormente approfondire la conoscenza del luogo.

Questa porzione di terreni un tempo era parte integrante del feudo di Casignano, quindi Carinaro, quale attualmente appartiene. Di fronte alla chiesetta è possibile ammirare i ruderi di un manufatto in pietra tufacea che un tempo sosteneva una lapide di marmo. Di cosa si tratta?

Da recenti ricerche da me condotte all'archivio di Stato di Caserta, in merito agli usi civici, mi sono imbattuto in una perizia tecnica su alcuni fondi ex feudali fatta da un ingegnere, tale Nicola Emilio Nappi di Napoli, in merito ad una controversia tra alcuni proprietari terrieri (fratelli Migliaccio di Orta) ed il Comune di Gricignano, firmata e datata il 27 Dicembre 1927 in Napoli. Tale perizia, nel descrivere la responsabilità dei vari coloni nel ripulire le aree confinanti alla riva sinistra del canalone dei Regi Lagni, dai fondi di Ponterotto fino a Ponteselice (Ponte Selce), riportava la notizia di una lastra di marmo, in luogo di Ponteselice vicino ai Regi Lagni, incastonata in un manufatto in pietra con una scritta in latino che tradotta recita così:

ESSENDO RE FILIPPO III

ESSENDO VICERE' D. PETRO FERNANDEZ DE CASTRO CONTE

DI LEMOS.

AI VECCHI CANALI DELLE ACQUE TORTUOSI E INTRICATI

E DALL'ALLUVIONE OSTRUITI.

OGNI SPERANZA DI MESSE PER LE ACQUE STAGNANTI

SOMMERGENTI, FATTILI SCAVARE PIU' PROFONDAMENTE

E IN LINEA RETTA E CONNESSI CON ALTRI NUOVI

PER PORTAR VIA QUALSIASI MASSA D'ACQUA.

CON FRUGALE PERIZIA DETTE PIU' LARGO ASSETTO;

E L'ALVEO DI RECENTE CON AUDACE FATICA SCAVATO SPINSE

VINCITORE, NEL MEDITERRANEO,

AFFINCHE' LA VASTA PALUDE RISPLENDA DI MESSI

E PARTENOPE SENTA IN LUI L'AUTORE DELL'ABBONDANZA

ANNO 1616

Così l'ingegnere Nappi descrive il manufatto:

"Nel territorio di Aversa a Ponte Selce, lungo la via nazionale di Roma, si erge sul parapetto stradale nelle vicinanze ai Regi Lagni, due pilastri di pietrarsa uniti da muratura in tufo, rivestita da quadroni pure di pietrarsa in gran parte consumato dal tempo, in cui è murata una grande lastra in marmo nella quale è incisa una iscrizione in latino, del 1616, che viene tradotta come appresso:"


Ogni commento sullo stato di degrado e sull'idea di strappare dalle pareti i preziosi dipinti, seppur in rovina, lasciano il tempo che trovano. Mi auguro che questo mio piccolo contributo possa servire a sensibilizzare qualche animo pio animato da buone intenzioni, presupposti rari in questi tempi cupi ma ancora esistenti, utili a poter animare un sodalizio che prenda in carico la chiesetta e lavori per reperire fondi utili ad un adeguato restauro.

Ponte a Selice, la testimonianza di Cesare Mapica del 1853
Cesare Malpica, scrittore e poeta





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