lunedì 14 aprile 2008

Good Night Gricignano



Quale futuro attende il nostro beneamato paese? Quale ricordo di esso serberemo con gelosia andandocene via, stando lontani in un'altra città? Gricignano, questo che un tempo fu un piccolo centro agricolo, abitato da persone umili, oneste e leali, aveva un'anima un tempo. Ora è la fotocopia dei grandi paesoni dell'interland napoletano. Avrei voluto ricordare la mia terra come ad un paese, appunto, come ad un agglomerato di case ben definito, e non come un'immensa periferia, una sconfinata colata di cemento, amorfa come gli sguardi compiaciuti dei giovani che sfrecciano come i dannati sui ciclomotori per le sue strade. Ho cercato di essere ottimista qualche volta, di tenere accesa qualche fiammella di speranza. Niente. Ieri sono andato a votare. Niente di interessante da segnalare, a parte l'andirivieni dei politici locali. Avevano lo sguardo affamato dei Vampiri. "Nulla di nuovo sotto il sole", verrebbe da dire. La cosa che mi continua a scandalizzare però sono i giovani, quelli più piccoli di me peggio ancora. Nessuno guarda con stupore lo scandalo quotidiano che si consuma sotto i nostri occhi. Nessuno guarda la realtà con amarezza. La rassegnazione impera nelle menti di tutti e questo è terrificante.

martedì 1 aprile 2008

Comprate questo libro!

Nell’ultima di copertina del libro è riportata la seguente frase di Giuseppe Garibaldi: «Quando i posteri esamineranno gli atti del governo e del Parlamento italiano durante il risorgimento, vi troveranno cose da cloaca». E per evitare equivoci trascrivo due sinonimi di cloaca, trovati sul Vocabolario della lingua italiana della Treccani: fogna, chiavica. E se l’ha detto Garibaldi, che di quei fatti fu attore, c’è da crederci.Gigi Di Fiore, storico non allineato, cerca di fare chiarezza sulle «invenzioni, abbellimenti e superficiali spiegazioni» presenti nei libri di storia ufficiali, con cui si raccontano i fatti che accaddero nei ventidue anni che vanno dall’esplosione rivoluzionaria del 1848 alla breccia di Porta Pia del 1870.Cerca di dare risposte soddisfacenti alle domande: come è possibile che un manipolo di mille garibaldini abbia sconfitto un esercito di 50.000 borbonici?, con quali poteri, più o meno occulti, e con quali mafie dovettero allearsi Garibaldi e Cavour?, perché ci vollero cannoni e fucili per domare la ribellione contadina dei briganti del Sud?, perché dall’esercito piemontese vennero invasi il Regno delle Due Sicilie prima e lo Stato pontificio poi senza alcuna dichiarazione di guerra?, come furono possibili i risultati, più che bulgari, a favore dell’annessione al regno sabaudo-piemontese nei plebisciti tenutisi nei ducati di Toscana, di Parma-Piacenza-Guastalla, di Modena, nell’intero territorio del Regno delle Due Sicilie, nel Veneto, nello Stato pontificio?.La spedizione di Garibaldi contro il Regno delle Due Sicilie non fu certamente segreta, popolare, spontanea, ma si trattò di un’azione ben organizzata, finanziata e pianificata nei dettagli, con l’avallo del governo piemontese.I molti soldi utilizzati per la buona riuscita della spedizione provenivano da molte fonti: finanziamenti inglesi, sottoscrizioni private, fondi della Società nazionale, denaro delle logge massoniche. Tutti avevano il loro interesse a liberare la Sicilia ed il Sud dai Borbone.
[dal blog di Rocco Biondi]