lunedì 10 maggio 2010

da queste parti...


Casal di Principe (Caserta), all'ingresso del santuario della Madonna di Briano. Sabato 8 Maggio 2010.

mercoledì 5 maggio 2010

Gricignano. 'I pellerin 'i san Nicol 'i Bari


Oggi inizia la festa di San Nicola di Bari. La tradizione del pellegrinaggio dalla Campania, dagli Abruzzi, dalla Basilicata e dalla Calabria, ma anche da altre parti della penisola e da varie località dell’oriente, affonda le proprie origini in pieno medioevo. Milioni di pellegrini si sono messi in cammino nel corso dei secoli, a piedi o con animali da traino, per giungere nella città pugliese per sciogliere i loro voti, chiedere intercessioni o semplicemente presenziare al rito della “traslazione" del corpo del santo, episodio che avvenne nell'anno 1087, precisamente il 9 di Maggio, quando un gruppo di 67 marinai baresi fecero ritorno da una spedizione del tutto singolare: si recarono con tre caravelle alla volta di Mira, antica città dell’Anatolia (parte dell’attuale Turchia), dove trafugarono la salma del Santo per dargli una più degna sepoltura in terra Cristiana, quindi a Bari (l'Anatolia nel frattempo era stata conquistata dai musulmani). Altre versioni raccontano di episodi analoghi fatti da altre brigate di altre città (ad es. Venezia). Quanto ci sia di leggenda e quanto di verità in questa storia non lo sapremo, forse, mai. Vero è che il culto di San Nicola è presente in tutto il mondo cristiano, in particolare nei riti cattolici e ortodossi. Ieri sera sono sceso per un caffè ad un bar vicino casa mia, a Gricignano, quando ho chiesto ad un concittadino quale fosse la data odierna: “quattro” – ha esordito – “oggi quattro perché domani è cinque e accummengia ‘a fest ‘e san Nicola ‘e Bari”.

Il pensiero è corso ad immagini del passato, al concetto di “rito”, alla fede popolare, ai vecchi valori e principi della civiltà contadina sostitui dai moderni dis-valori. Queste ed altre cose producono le reazioni chimiche che si scatenano nel mio cervello quando sento parlare di “certe cose”. "E pellerin ‘e san Nicola”, che fine hanno fatto? Ho sentito dire di alcuni “resistenti”, di persone che insistono nel proseguire la tradizione e che ancora si organizzano per andare, una volta all'anno, di questi tempi, a Bari. A Gricignano, fino a qualche tempo fa, si organizzavano corriere di comitive per l'occasione.
Qualcuno, da qualche parte, compie anche l’impresa di arrivarci a piedi. Mi piacerebbe raccontare di questa loro impresa, un giorno o l’altro. Oggi nessuno ne parla. Non se ne parla nella giusta misura intendo dire. Nessuno parla di quello che ha rappresentato questo culto per milioni di vite, per le centinaia di migliaia di pellegrini che fino a poco tempo fa si recavano a Bari dalle varie parti del meridione. E’ una storia. E’ una storia del nostro meridione. Potrebbe interessare milioni di persone, ma è meridionale, quindi non va. Non può passare i filtri dei medium che oggi hanno il compito di dirci quale sia “la verità” che vale la pena di essere raccontata. La televisione oggi è quella che ci dice cosa deve esistere e cosa non deve esistere. Se la televisione non parla di una cosa quella tal cosa non ha ragione di essere neanche pensata, perché priva di importanza. Ma quel che è peggio è che la televisione ha prodotto una forma di acculturamento, come il nostro buon Pasolini ci insegna, che nessun altro medium ha potuto. Nemmeno durante il nazismo si è arrivato a tanto. Quando poi la variante italiana di questo medium è uno strumento in mano ad un gruppo minoritario di psicotici nati nella pianura padana l’intera faccenda assume degli aspetti ancora più inquietanti. Suvvia, meglio non pensarci, c’è di peggio da raccontare. Intanto se ne va puttane un millennio di storia: milioni di vite umane gettate nel tritacarne del tricolore. In questi giorni ci si appresta a festeggiare i 150 dell’unità d’italia, qualcuno si è inventata la questione settentrionale. Gente come Borghezio e Bossi ne sono i portavoce e fanno sentire la loro voce nel parlamento di Roma dettando legge. Il Grande Sud ancora una volta si ritrova ad aspettare un vento più favorevole.

Nelle foto di sopra, gentilmente concesse rispettivamente dal sig. Antimo Verde (marziano) e dalla sig.ra Maria Verde (principina) all'associazione CamUrrà per la mostra fotografica di repertorio che ogni anno si tiene nell'ambito della "Tre giorni per la Cultura", due gruppi di cittadini di Gricignano che posano in Piazza Municipio, la piazza principale del paese, di ritorno dal pellegrinaggio a Bari.

Articolo apparso anche nella news letter Grazie del Pensiero col titolo Il Sud, il Sacro e Pasolini, progetto della ThinkTancks, società napoletana di ricerca e comunicazione, e citato in un'inchiesta del Corriere del Mezzogiorno sul Consumo Culturale dei giovani meridionali.

lunedì 3 maggio 2010

Pasolini e l'anarchia del potere

Nulla è più anarchico del potere. Il potere fa praticamente ciò che vuole, e ciò che il potere vuole è completamente arbitrario, o dettatogli da sue necessità di carattere economico che sfuggono alla logica comune.
Io detesto soprattutto il potere di oggi. Ognuno odia il potere che subisce, quindi odio con particolare veemenza il potere di questi giorni. E un potere che manipola i corpi in un modo orribile, che non ha niente da invidiare alla manipolazione fatta da Himmler o da Hitler. Li manipola trasformandone la coscienza, cioè nel modo peggiore, istituendo dei nuovi valori che sono dei valori alienanti e falsi, i valori del consumo, che compiono quello che Marx chiama un genocidio delle culture viventi, reali, precedenti
Sono caduti dei valori, e sono stati sostituiti con altri valori. Sono caduti dei modelli di comportamento e sono stati sostituiti da altri modelli di comportamento. Questa sostituzione non è stata voluta dalla gente, dal basso, ma sono stati imposti dal nuovo potere consumistico, cioè la nostra industria italiana pluri-nazionale e anche quella nazionale degli industria lotti, voleva che gli italiani consumassero in un certo modo, un certo tipo di merce, e per consumarlo dovevano realizzare un nuovo modello umano.
Mi piace la vita glamour, la vita mondana e le cose firmate.
Il regime è un regime democratico, però quella acculturazione, quella omologazione che il fascismo non è riuscito assolutamente ad ottenere, il potere di oggi, cioè il potere della civiltà dei consumi, invece riesce ad ottenere perfettamente, distruggendo le varie realtà particolari. E questa cosa è avvenuta talmente rapidamente che noi non ce ne siamo resi conto. E avvenuto tutto in questi ultimi dieci anni. E stato una specie di incubo, in cui abbiamo visto attorno a noi lItalia distruggersi e sparire. Adesso risvegliandoci, forse, da questo incubo, e guardandoci intorno, ci accorgiamo che non cè più niente da fare.
Tanto non saprete mai come la penso e non saprete mai i sentimenti che ho. I miei sono veri, io lo so che sono veri!

Luomo è sempre stato conformista. Se cè una caratteristica principale delluomo è quella di conformarsi a qualsiasi tipo di potere o di qualità di vita trovi nascendo. Forse biologicamente luomo è narciso, ribelle, ama proprio la propria identità, ma è la società che lo rende conformistico e lui ha chinato la testa una volta per sempre dinnanzi agli obblighi della società.

Io mi rendo ben conto che se le cose continuano così, luomo si meccanizzerà talmente, si alienerà talmente, diventerà così antipatico e odioso, che questa libertà qui andrà completamente perduta.

Un video remix tratto da You Tube e prodotto da USO criminoso Production

domenica 2 maggio 2010

Baci e saluti da Palmanova!


E' incredibile la quantità di informazioni storiche che si possono rintracciare in una semplice immagine come questa. La foto ci è stata donata, a noi dell'associazione CamUrrà, dal sig Luigi Di Luise (classe 1924), omonimo del suo papà ritratto nella foto. Non conosciamo l'anno esatto in cui fu scattata la foto, ma con molta probabilità si può affermare che abbia almeno un secolo. E' stata scattata nella città di Palmanova (città d'arte, dai più conosciuta per la sua forma geometrica esagonale) in provincia di Udine, Friuli Venezia Giulia, dove il giovane militare gricignanese Luigi, dai più conosciuto col soprannome di "Luigi 'e 'chiuvetiello" (in italiano: Luigi del "piccolo chiodo"), capostipite delle varie famiglie di Gricignano che ancora oggi portano tale soprannome, era di servizio, probabilmente impegnato sul fronte bellico dell'impero austro-ungarico a cui i Savoia d'Italia dichiararono guerra. La foto in questione, che risente moltissimo del "pittorealismo" che i fotografi d'oltreoceano avevano cercato con affanno di affermare, vuole chiaramente far valere la propria dignità di "arte" (vedi gli elementi decorativi ricercati, lo sfondo evocativo di paesaggi quasi surreali). La fotografia fu scattata da tale fotografo Luigi Milocco presso il suo "stabilimento fotografico" di Palmanova. La sistemazione su supporto cartaceo la dice lunga sul significato che si attribuiva alla fotografia in quegli anni: una cosa preziosa e rara, da "maneggiare con cura". La nostra ricerca di vecchie fotografie volte ad ingrandire l'archivio fotografico da esporre durante i "Tre Giorni per la Cultura a Gricignano", che si terrà nei giorni 25,26,27 di Giugno (salvo imprevisti gravi), continua. Invitiamo tutti i cittadini, di Gricignano e non, simpatizzanti della nostra opera di ricucitura col passato storico del nostro territorio, a segnalarci ed inviarci le vecchie fotografie in possesso. Faremo in modo di restituirle, dopo averle copiate, nel giro di pochi giorni.