la preparazione |
Quella che segue è una variante della favola in versione marcianisana, che ho trovato sul blog "A pippa cecata", molto interessante e divertente.
Buona lettura
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Quella che segue è una variante della favola in versione marcianisana, che ho trovato sul blog "A pippa cecata", molto interessante e divertente.
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Antico Ponte Rotto di Capua in località Triflisco |
Qualche settimana fa si parlava, con un amico di Sant'Agata de Goti, della presenza dei resti di un acquedotto romano in contrada San Paolo, piccola frazione raggiungibile dalla strada Contrada Piana del Mondo, nei pressi dell'ospedale S. Alfonso Maria de Liguori. Ebbene le tracce dell'acquedotto ci sono tutte, i tombini/pozzi di ispezione sono in parte ben visibili ed ancora utilizzabili per l'estrazione di acqua in varie parti della contrada. Incredibile ma vero. Dalle foto satellitari ho cercato di scorgere i resti dei pozzetti andati perduti e quindi ricostruire l'antico tracciato dell'acquedotto.
Le foto satellitari mostrano abbastanza chiaramente, almeno a chi ha un occhio critico, la difformità di porzioni di terreno quando questi presentano nel sottosuolo antiche rovine. Ci troviamo in una zona di Sant'Agata al confine con il territorio di Frasso Telesino e in questa area sono stati trovati in passato i resti di tombe e insediamenti di età sannitica. E' evidente che le indagini non sono state fatte in modo accurato e sistematico, in quanto è ben possibile notare dalle fotografie satellitari la presenza di resti di quelli che paiono essere antichi manufatti umani. Solo coincidenze? Intanto c'è da chiedersi il perchè della presenza di un acquedotto in una località "extra moenia", ovvero al di fuori della città? Se in quel posto vi è un acquedotto va da sè che vi fossero insediamenti. Molto strana la distribuzione degli appezzamenti di terreno in alcune aree, come ho sottolineato nella prima immagine qui sotto. Davvero insolita la figura ellittica i cui bordi oggi sono ricalcati da due arterie stradali. Ancora più curiose le altre due forme ellittiche che stranamente hanno le misure standard delle arene degli antichi teatri romani (quella più piccola ha le stesse misure dell'anfiteatro di Sutri). Non mi resta che indagare più a fondo, magari recandomi sul posto. Sfida accettata.Una sfera ritrovata a Sant'Agata. |
Dettagli delle scanalature sulla collina Ariella |
Questa porzione di terreni un tempo era parte integrante del feudo di Casignano, quindi Carinaro, quale attualmente appartiene. Di fronte alla chiesetta è possibile ammirare i ruderi di un manufatto in pietra tufacea che un tempo sosteneva una lapide di marmo. Di cosa si tratta?
Da recenti ricerche da me condotte all'archivio di Stato di Caserta, in merito agli usi civici, mi sono imbattuto in una perizia tecnica su alcuni fondi ex feudali fatta da un ingegnere, tale Nicola Emilio Nappi di Napoli, in merito ad una controversia tra alcuni proprietari terrieri (fratelli Migliaccio di Orta) ed il Comune di Gricignano, firmata e datata il 27 Dicembre 1927 in Napoli. Tale perizia, nel descrivere la responsabilità dei vari coloni nel ripulire le aree confinanti alla riva sinistra del canalone dei Regi Lagni, dai fondi di Ponterotto fino a Ponteselice (Ponte Selce), riportava la notizia di una lastra di marmo, in luogo di Ponteselice vicino ai Regi Lagni, incastonata in un manufatto in pietra con una scritta in latino che tradotta recita così:
ESSENDO RE FILIPPO III
ESSENDO VICERE' D. PETRO FERNANDEZ DE CASTRO CONTE
DI LEMOS.
AI VECCHI CANALI DELLE ACQUE TORTUOSI E INTRICATI
E DALL'ALLUVIONE OSTRUITI.
OGNI SPERANZA DI MESSE PER LE ACQUE STAGNANTI
SOMMERGENTI, FATTILI SCAVARE PIU' PROFONDAMENTE
E IN LINEA RETTA E CONNESSI CON ALTRI NUOVI
PER PORTAR VIA QUALSIASI MASSA D'ACQUA.
CON FRUGALE PERIZIA DETTE PIU' LARGO ASSETTO;
E L'ALVEO DI RECENTE CON AUDACE FATICA SCAVATO SPINSE
VINCITORE, NEL MEDITERRANEO,
AFFINCHE' LA VASTA PALUDE RISPLENDA DI MESSI
E PARTENOPE SENTA IN LUI L'AUTORE DELL'ABBONDANZA
ANNO 1616
Così l'ingegnere Nappi descrive il manufatto:
"Nel territorio di Aversa a Ponte Selce, lungo la via nazionale di Roma, si erge sul parapetto stradale nelle vicinanze ai Regi Lagni, due pilastri di pietrarsa uniti da muratura in tufo, rivestita da quadroni pure di pietrarsa in gran parte consumato dal tempo, in cui è murata una grande lastra in marmo nella quale è incisa una iscrizione in latino, del 1616, che viene tradotta come appresso:"
Ogni commento sullo stato di degrado e sull'idea di strappare dalle pareti i preziosi dipinti, seppur in rovina, lasciano il tempo che trovano. Mi auguro che questo mio piccolo contributo possa servire a sensibilizzare qualche animo pio animato da buone intenzioni, presupposti rari in questi tempi cupi ma ancora esistenti, utili a poter animare un sodalizio che prenda in carico la chiesetta e lavori per reperire fondi utili ad un adeguato restauro.
Ponte a Selice, la testimonianza di Cesare Mapica del 1853
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